La mente non raggiungerà mai la saggezza del corpo. Ma ci prova ogni giorno, rifiutando l'evidenza ogni giorno, cercando di approssimare il benessere del corpo e simulandolo. Crede di raggiungere cime elevatissime quando capisce qualcosa, ma non sa che capire vuol dire rilassare il corpo. Non vuol dire altro che questo.
martedì 8 luglio 2014
giovedì 3 luglio 2014
Ho lasciato facebook.
Abbiamo tutti momenti di vuoto. La nostra disperata umanità cruda, quella di cui non parliamo perché amiamo caricarci di segreti indicibili, affronta i momenti di vuoto di solito cercando il più agitatamente possibile (a meno che non si faccia un'ora e mezza di yoga ogni mattina, in quel caso l'agitazione è moderata) un modo di riempire il vuoto. E riempire i vuoti con facebook è un po' come non godersi un gelato appieno (dico gelato ma potrei fare esempi meno neutrali), è bruciare tutta la creatività in crescita in noi. Perché la concentrazione è sciupata, in facebook ci si muove verso l'assaggiare di qua e di là pensando di avere tante possibilità date dalla quantità di cose che ci si trovano. Non è vero che la quantità di opzioni disponibili dà possibilità. In questa società basata sull'accumulo e sul consumismo la quantità di opzioni ha più che altro l'effetto di occupare il cervello fino al suo limite.
Facebook insinua che quando si ha un'idea è bene pubblicarla anziché approfondirla. Questa è una balla colossale. Il mondo funziona così: ho un'idea, la elaboro, la esploro, la sviluppo, e poi quando e solo quando non ne posso più della quantità di vita che quest'idea mi dà, allora ne seleziono le parti pubblicizzabili e le faccio conoscere al mondo. Ci devo arrivare "da sopra" alla condivisione col mondo. Il mio scopo nella vita non è condividere istericamente esperienze col mondo, il mio scopo nella vita è ascoltarmi, esaminare la mia umanità cruda fino ad esserne repulso (tipicamente questo aiuta a respirare) e poi eventualmente selezionarne e riformularne qualche piccolo assaggio. C'è una grande saggezza nel tenere le cose segrete. Il motivo è semplice: verbalizzare un'esperienza la brucia, la inchioda a un'approssimazione grezza di quello che pensiamo che sia. Perché c'è una differenza abissale tra quello che sta veramente succedendo in noi e quello che pensiamo che stia succedendo, tra quello che stiamo facendo e quello che pensiamo di stare facendo.
Facebook insinua che quando si ha un'idea è bene pubblicarla anziché approfondirla. Questa è una balla colossale. Il mondo funziona così: ho un'idea, la elaboro, la esploro, la sviluppo, e poi quando e solo quando non ne posso più della quantità di vita che quest'idea mi dà, allora ne seleziono le parti pubblicizzabili e le faccio conoscere al mondo. Ci devo arrivare "da sopra" alla condivisione col mondo. Il mio scopo nella vita non è condividere istericamente esperienze col mondo, il mio scopo nella vita è ascoltarmi, esaminare la mia umanità cruda fino ad esserne repulso (tipicamente questo aiuta a respirare) e poi eventualmente selezionarne e riformularne qualche piccolo assaggio. C'è una grande saggezza nel tenere le cose segrete. Il motivo è semplice: verbalizzare un'esperienza la brucia, la inchioda a un'approssimazione grezza di quello che pensiamo che sia. Perché c'è una differenza abissale tra quello che sta veramente succedendo in noi e quello che pensiamo che stia succedendo, tra quello che stiamo facendo e quello che pensiamo di stare facendo.
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