lunedì 28 ottobre 2013

Cosa mangio e come vivo

La mattina porridge, cioè pappa d'avena (fiocchi d'avena bolliti nel latte di soia con - volendo - un pezzo di cioccolato fondente) oppure tè coi biscotti grancereale. A pranzo tipicamente ho pasta o riso con sugo di pomodoro e verdure/legumi, oppure zuppa di verdure e cereali (il pranzo lo faccio sempre fuori di casa). Nel pomeriggio dipende ma è consigliabile un frutto di stagione. A cena mi sbizzarrisco perché di solito mangio a casa, per esempio la settimana scorsa mi facevo il cuscus con le lenticchie (bolliti insieme, il cuscus tostato prima, le lenticchie reduci da un ammollo di almeno 8 ore) e gli spinaci (presi freschi naturalmente, non già pronti) - ah per inciso, quando dico "legumi" (per esempio, piselli fagioli ceci lenticchie e soia) non parlo MAI di legumi in scatola, sempre presi secchi e messi in ammollo, e in generale le cose già pronte sono da evitare non dico come la peste, ma da evitare - qualche settimana fa mi ero dato alla combinazione farro-ceci, stessa filosofia: in ammollo e poi a bollire insieme. Naturalmente speziati come si vuole (io metto tra le altre cose curry e curcuma, che mi piacciono molto), solo, a me viene del tutto spontaneo non usare il sale. Ah eviterei brodi di dado, piuttosto farei bollire il sedano (guarda addirittura da solo), se proprio proprio con un po' di sale (il sedano è fantastico). Invece quando faccio saltare in padella il cereale di turno col legume di turno ci metto in mezzo qualche verdura, che sia pomodoro sedano spinaci carote o se mi gira cime di rapa. Quando faccio il riso o il farro o l'orzo (cereali) stile risotto (cioè in padella continuando a mescolare con brodo) se posso incorporo un brodo di cottura, per esempio degli spinaci, anziché un qualcosa di fatto apposta. Poi a braccio pane cracker o gallette con tahin (crema di sesamo) e frutta secca (mandorle e noci, per dire). Come si vede la base di tutto sono la verdura (tutta naturalmente, ma esagerare con la verdura a foglie verdi, che ha il ferro), la frutta (per esempio le mandorle sono una buona fonte di calcio, ma il mondo della frutta è geniale, per un periodo dicevo alla gente che l'avocado mi aveva cambiato la vita), che non possono mancare, e poi le due colonne: i legumi e i cereali (occhio, la parola "cereali" inevitabilmente evoca quelli soffiati o i fiocchi, quelli che si mangiano a colazione - no: per cereali intendo per esempio il grano, il riso, l'orzo, il farro, e cose più esotiche tipo il cuscus o la quinoa). Ho citato il ferro e il calcio perché sono dei punti critici per i vegani, se uno non sta attento o è predisposto gli può capitare di avere seri scompensi. Io non ho mai avuto problemi. L'unica cosa "strana" che faccio è che ogni tanto mi prendo un integratore di vitamina B12, che non è opzionale (qui: è invece opzionale in India dove ci sono tanti vegetariani ma meno igiene e quindi più assunzione di B12) e che si trova praticamente solo negli animali morti. Un'altra cosa che faccio, ma non così spesso, è mangiare tofu. Il tofu è un ottimo, chiamiamolo, sostituto del formaggio, ed è anche buono. E' a base di soia, e la soia è uno dei pilastri della dieta vegana. E' una delle maggiori fonti di proteine insieme al seitan, che non è altro che la pasta del pane a cui è stato sciacquato via tutto l'amido (si può comprare ma si può anche fare, è divertente), in altre parole la parte proteica del grano, cioè il glutine. Il negozio dove mi fornisco di queste cose (tofu e seitan) è Natura Sì. E quando sono in giro i ristoranti/posti dove riesco a trovare cibo (cioè cibo che dà un minimo di soddisfazione) sono due: i kebabbari - non così stranamente - hanno la combinazione falafel-humus che è ottima ma senza esagerare perché le polpette di ceci (il falafel) le friggono, e naturalmente (e qui chiudo in bellezza) i ristoranti indiani. L'India è uno dei pochi posti dove la verdura è un cibo e non un contorno.

sabato 27 luglio 2013

Come si respira!

Sono attratto da questo tavolo. Sarà per la sua logica inevitabile, il suo legame con la terra, il suo resistere alle volatilità dell'uomo. Forse è per la concentrazione che regala a chi lo usa, che può appoggiare gli arti armonicamente senza per forza abbandonarsi a un oggetto che ne polarizzi l'attenzione, con la libertà di guardare fisso nel vuoto senza essere giudicato, e di decidere di restare immobile nonostante quello che un'interconnessione mentale virtuale sedimentata rende ragione cogente di agitarsi e scappare, la pioggia.

I'm attracted by this table. It could be because of its inevitable logic, its link with the earth, its endurance to people's volatilities. It could be for the concentration it gifts to whoever uses it, who can harmonically lean his arms without his attention necessarily getting lost in a specific object, with the freedom of staring at the vacuum without being judged, and of deciding to stay still despite what a sedimented virtual mental interconnection bindingly makes people afraid and willing to run away, the rain.

martedì 23 luglio 2013

Rimozione e malattia organica

Riporto un estratto del libro "Il libro dell'Es" (Georg Groddeck) che mi ha colpito. Il corsivo è mio.

"Provi a pensare a una cosa che Le sta molto a cuore; per esempio, se debba comprarsi o meno un cappellino nuovo, o qualcosa del genere. E ora provi a reprimere improvvisamente l'idea del cappello. Se si era già vista con il cappellino addosso e aveva già pregustato l'invidia delle sue amiche, non Le sarà possibile reprimere questo pensiero senza contrarre i muscoli addominali. Forse anche altri gruppi muscolari saranno coinvolti nello sforzo repressivo, ma certamente non ne saranno esclusi i muscoli superiori dell'addome, in cui anche la minima tensione provoca un irrigidimento. Ne conseguirà inevitabilmente uno squilibrio circolatorio, per quanto lieve e trascurabile possa essere, e questo, grazie ai nervi simpatici, si trasmetterà ad altre parti dell'organismo, e innanzitutto a quelle che si trovano nelle immediate vicinanze, come l'intestino, lo stomaco, il fegato, il cuore, gli organi respiratori. Anche se si tratta di una perturbazione assolutamente minima, essa tuttavia esiste, e coinvolge una quantità di organi, e provocherà subito tutta una serie di processi chimici di cui anche la persona più dotta non capisce un accidente: egli sa solo che questi processi ci sono, e tanto più se si è occupato di psicologia. Ora immagini un po' che questo evento apparentemente trascurabile si ripeta dieci volte nel corso della giornata: è già qualcosa, ma se si verifica venti volte all'ora, ne nascerà un putiferio, una confusione di processi fisici o chimici tale da far rabbrividire. Ora provi ancora ad aumentare l'intensità e la durata dello sforzo; supponga che un simile sforzo debba durare ore e ore, giorni e giorni, inframmezzato da brevi istanti di rilassamento della muscolatura addominale. Le sembrerà ancora inverosimile un nesso fra la rimozione e la malattia organica?"

lunedì 22 luglio 2013

Minigolf

A Bosco Chiesanuova ho visto un bambino al minigolf. Cercava in tutti i modi di fare buca nel vulcano in modo regolare. Dopo una decina di tentativi si è spazientito e ha fatto buca a mano. Questa sua decisione l'ha probabilmente convinto che il problema di fare buca nel vulcano è irrisolvibile.

giovedì 11 luglio 2013

Lazy readings that make me feel like home

As I've been reading Agatha Christie (15 September 1890 – 12 January 1976) a lot, I had the idea of listing the books of her I'm most fond of. I really enjoy reading her books, let's say she gets into my mind and into my way of thinking. Her only weakness is that somehow she wrote for the big public, and I wouldn't consider her work literature whatsoever, as instead are, for example, Doyle's Sherlock Holmes stories. Doyle's every word in every line is very close to the best it could be. Agatha Christie, on the other hand, seems to have rules on the number of words of each novel, which forces her sometimes to fill some holes here and there. Probably the only book she wrote I could consider literature is Curtain, Poirot's last adventure, written in the early 1940's and published in 1975 shortly before her death. The reason is simple: she didn't feel forced in any way as she didn't want to publish it anytime soon. Still I think she was a genius. She put so much strength in the ideas she got that sometimes she manages to get me dizzy and to make me miss the very very simple truth. Unfortunately I cannot be very detailed here, for I don't want to spoil the fun to anyone of you :-)

My favourite Agatha Christie's books so far are the following.

The Mysterious Affair at Styles
Murder on the Links
The Murder of Roger Ackroyd
Peril at End House
Murder on the Orient Express
Taken at the Flood
Third Girl
Curtain

giovedì 4 luglio 2013

L'abisso



Cos'è l'abisso?

Arrivati a uno stato di stratificazione tale da potersi accorgere che si è troppo diversi da un altro per potersi comprendere, l'abisso è accontentarsi delle briciole.

martedì 30 aprile 2013

Su un torneo che ho finito domenica

Mogliano 2013
Turno 1. Tocca al bianco (io). Ho giocato 23.Qg5! e il bianco ha un'iniziativa molto forte. La partita è proseguita 23...Rc7 {non si può 23...0-0 per 24.Nxe6! minaccia matto in g7, 24...Qxe6 25.Bxd5} 24. Bh5+ g6 25. Qf6 Rf8 26. Qxe6+ Qxe6 27. Nxe6 Re7 28. Bg4 Be2 29. Bxe2 Rxe6 30. Rxd5 Be7 31. Bg4 Rb6 32. Bd7+ Kd8 33. Rhd1 Rf2 34. R5d2?! Rxd2 35. Rxd2 Bg5 36. Rd3 Bf4 {è diventata difficile da vincere} 37. e6 Bxh2 38. Rh3 Rd6 39. a3 bxa3?? 40. Rxh2 1-0

Turno 2. Tocca al nero (io). Ho giocato la triste 32...Bf8. Non compromette la partita ma Be7 era molto più attiva. La partita è proseguita 33. Qc6 Qa6 34. Qxa6 Rxa6, fin qua tutto bene, ma dopo 35. Rd8 Rb6? (Rd6! seguita da Rd5) ho perso il finale.

Turno 3. Tocca al nero (io). Non ho avuto il coraggio di analizzare a fondo 26...d5! che vince e ho giocato 26...Qb4?, ora il bianco può equalizzare con Qc3! ma gioca 27. Ne3? d5! 28. Nxd5 Rxd5 {anche 28...Rxc2 29. Kb1 Rb2+ vinceva} 0-1

Turno 4. Tocca al bianco (io). Il momento in cui ho sbagliato. Anziché giocare 25. Qf3 che mantiene la tensione e le minacce, ho giocato la triste 25. Nc4 a cui è seguito 25...Qe2 e il bianco ha vinto grazie alla pressione su g2.

Turno 5. Tocca al nero (io). Sensazionale! L'avversario ha elo 2351. Ho abbandonato in questa posizione che è patta dopo h5! Il nero si mette in stallo e per evitarlo il bianco deve cedere il Ph3. Ci si convince che è patta.

Turno 6. Tocca al nero. Io sono il bianco. Il nero gioca 37...Nf3+ che è un modo opinabile di entrare in un finale senza molte speranze. Il fatto è che poi io sono riuscito a compromettere la vittoria in scarsità di tempo! La partita è proseguita 38. Qxf3 Rxe1+ 39. Rxe1 Qxd4 40. Qxf7+ Kh8 41. Re8+ Rxe8 42. Qxe8+ Kg7 43. Qf7+ Kh6 44. g3?? {Qf3!} Bxg3 adesso è patta, ma ho vinto lo stesso perché l'avversario in scarsità di tempo ha sbagliato.

venerdì 12 aprile 2013

Autorevolezza e verità

Una cosa che gli studenti fanno fatica a fare è mettere in discussione i professori, cioè vincere la tentazione di prendere come oro colato quello che dicono, cioè pensare con la propria testa. Il problema è che spesso quello che si lamenta della didattica è lo stesso che crede che l'insegnamento sia un po' come riempire una testa di nozioni. Seriamente, se un prof dice una cosa palesemente falsa ci sarà comunque un buon 35% di studenti che metterà l'autorevolezza del prof al di sopra della propria capacità di critica e discernimento. Non te ne fai niente di una frase vera. L'autorevolezza è un concetto astratto e abbastanza profondo, non si può applicare all'apprendimento così alla leggera. Bisognerebbe capire che un professore è un essere umano e va trattato come essere umano, con le sue opinioni e le sue lacune. La lezione non è un innaffiamento, è un posto dove si parla di cose, si danno stimoli e proposte. La verità è un'altra cosa. L'autorevolezza non esiste.

sabato 6 aprile 2013

Scacchi e qualità

Mi ci sono voluti anni, ma credo di aver capito che in una partita di scacchi il giocatore, più che cercare di vincere, cerca di alimentare la bellezza dell'opera d'arte che sta contribuendo a costruire. La sconfitta non è una manifestazione di debolezza, e il disappunto che genera non è dovuto a ragioni evoluzionistiche secondo cui il vincitore ha colto l'occasione per fortificare il suo credito sessuale e il perdente no. Il dispiacere della sconfitta è dovuto alla mancata occasione di aggiungere bellezza dove si poteva. L'unica cosa che vale la pena vincere è l'agonismo, il pensiero che la vittoria è meglio per chi la ottiene. Non è così: la vittoria è meglio per chi la può ottenere, e il contributo del compagno di gioco sta nel rendere la vittoria ottenibile il più possibile di qualità. Se poi la possibilità di vittoria passa dall'altra parte i ruoli si scambiano. Il disappunto che segue una mossa considerata debole non è tanto dovuto alla demotivazione che genera un piano strategico di facile concepimento, ma dal calo di qualità subito dall'organismo partita di scacchi.

venerdì 22 marzo 2013

Arancia

Ho trovato un buon modo per accorgersi che il linguaggio, oltre ad essere un'opinione, è fortemente legato al contesto al punto da coincidere col contesto in certi casi. Nel senso che se sei nel contesto giusto, la cosa che vuoi trasmettere non richiede esternazioni vocali, e se sei nel contesto sbagliato, non verrai capito per quanto chiaro tu sia. Il modo è questo: entrare in un bar, diciamo nel veneto, e ordinare un'arancia. Ti capiterà di dover ripetere la parola "arancia" fino a due volte (quindi dirla tre in totale). Guardando la loro faccia ho capito che non sono loro a non capire, sono io che uso parole senza senso. La parola "arancia" in quel contesto non ha senso. E stiamo parlando di posti in cui le arance sono esposte in vetrina. Le mie esperienze:

1. Ordino un'arancia, ripeto la parola "arancia", mi viene detto che le arance non sono in vendita.

2. Ordino un'arancia, mi chiede "succo d'arancia?", dico "no, un'arancia", mi chiede "spremuta?", dico "no, un'arancia", mi dà un'arancia con la faccia sconcertata e me la fa pagare un euro.

3. Ordino un'arancia, ripeto "un'arancia" due volte, mi dice che le arance non sono in vendita, poi me ne regala una e io ordino un decaffeinato (per potermi sedere).