martedì 14 giugno 2016

Filosofismo 1

Sono entrato nel dipartimento origami. La prima cosa che ho visto è stato un libro che spiegava come fare gli origami, la seconda, uno scaffale di libri di origami, la terza, persone che insegnavano come leggere i libri di origami a chi non ha mai visto prima un origami. La quarta, una zona caffè per la pausa. La quinta, una fila di laureati in origami, la sesta, lezioni teoriche su come interpretare le istruzioni dei libri di origami. La settima, carta con teoria della carta con su scritto come si piega la carta. Nel corridoio ho visto uffici con piegatori automatici della carta, la spiegazione di temi tipici frutto del retaggio di secoli e secoli di piegatura di carta. Poi ho visto gente che si vantava di saper piegare la carta, persone che facevano a gara a chi sapeva piegare la carta meglio. "Io una volta ho piegato otto cigni in due ore", cose di questo tipo. Poi ho visto scaffali di cigni di carta. Poi ho visto diplomi di piegatura di carta in ogni ufficio in cui sono andato. Poi ho sentito lezioni teoriche su come insegnare a piegare la carta. Era evidente che ero in un centro di piegatura di carta, dove evidentemente tutti sapevano piegare la carta e anzi erano esperti di questo settore. Ho visto piegatori di carta inizianti, avanzati, esperti, e titolari. Ho visto avanzamenti di carriera. Ho visto radunarsi le persone a decine per decidere come suddividersi i compiti di diffusione del piegamento della carta ai meno esperti, iniziative culturali di diffusione della storia del piegamento della carta, macchine piegatrici, fogli che si piegano da soli, scatole di carta in fila, stelle, poliedri, teorizzazioni del piegamento della carta. Esperti costruttori di macchine piegatrici. Uffici di gestione del personale, segreterie, uffici di coordinamento corsi, tesorerie.

Non per dire, ma non ho visto quasi nessuno piegare la carta. Ho visto persone che parlano di piegare la carta, ho visto persone che parlano di persone che hanno piegato la carta, e di quanto siano brave loro o le altre a piegare la carta. Ho visto insegnare a piegare, insegnare a insegnare a piegare e insegnare a insegnare a insegnare a piegare. Ho visto manifesti con origami bellissimi, foto di piegamenti straordinari, foto di piegatori straordinari, foto di annunciatori di piegatori straordinari e foto di annunciatori di annunciatori di piegatori straordinari. Ho visto studi minuziosi sulla vita dei grandi piegatori. Non ho visto piegatori. Quello che voglio dire è che ho visto moltissima teoria su come si piega la carta e i suoi risultati, ma non ho visto nessuno che la piegasse veramente. Al massimo ho visto novizi tentare e non novizi ridacchiare. Sembra che si possa piegare la carta solo finché non si venga considerati in qualche misura esperti piegatori, poi si prende il diploma e non lo si piega (si potrebbe mai piegare un diploma? Farne una gru che batte le ali?), e probabilmente si arriva a una tale venerazione della carta che piegarla diventa quasi un sacrilegio, anzi, chi prova a piegarla è in qualche modo dissuaso dal farlo.

Ho visto esperti piegatori sorridere con condiscendenza verso i novizi che approcciano l'arte, e a una richiesta esplicita di aiuto li ho visti far scendere il baricentro col respiro come a dire "adesso ti trasmetto tutto il mio sapere", ho visto contenitori venire riempiti e tappi venire avvitati, ho visto volumi di spazio venire occupati esattamente. Ho visto spazi definiti programmare il loro riempimento fino all'ultimo strato. Ho visto teorici teorizzare, filosofi filosofare e ho visto praticare l'arte del saper insegnare a praticare la teorizzazione del trasmettere ad essere capaci di fare, ma non ho visto fare, non ho visto far fare, non ho visto piegatori piegare, non ho visto pratici praticare, in sintesi, tra chi ha voglia di fare ho visto un sacco di paura di sbagliare. A me a volte sembra che i nuclei d'azione funzionino come frutti di buccia ultra spessa che più che proteggere il nucleo lo nascondono e lo strozzano, mentre ne tessono le lodi a chi non ne sa niente.


domenica 5 giugno 2016

Archetipi 2

Rieccomi davanti al bianco candido e sverginabile. Di cosa parliamo oggi? Abbiamo già aperto due porte, che sono gli Archetipi e lo Zen. Vogliamo aprirne un'altra o rimanere attaccati a queste due? Oggi ho riguardato Magnolia, che è il mio film preferito da un anno ormai. Probabilmente il mio film preferito non cambierà ancora per un po'. Mi piace avere un film preferito e un libro preferito. Il mio libro preferito è probabilmente Cent'anni di Solitudine, ma di recente ho letto I Fratelli Karamazov e devo dire che ha i numeri per contendere il primo posto all'altro. Dunque, come dicevo ho guardato Magnolia di nuovo, sarà forse la quinta volta. Non lo considero un film triste, anche se potrebbe benissimo essere considerato triste, e a ragione. A me piacciono le cose che vanno in profondità, perché il mondo non si può capire con immediatezza. L'immediato è la superficialità pura, non mostra niente. La corrente a cui oggi molti stanno aderendo è quella dell'immediatismo. E' un errore madornale e non meritiamo di commetterlo. L'illuminazione viene dopo almeno un'ora che si è immersi in qualcosa. Aspettarsi di essere illuminati dopo un minuto è pura illusione. Pura illusione.

Il centro della settimana è il mercoledì. Non abbiamo ancora scoperto nuovi giorni della settimana. Continuerà tutto a rimanere fedele alla divisione che abbiamo deciso, e non cambierà per una quantità ragionevole di tempo. Lo so che ho cambiato paragrafo, ma continuerò a parlare di film. Ultimamente sto guardando molti film. A parte Magnolia, gli ultimi tre che ho guardato e che mi sono in qualche modo rimasti impressi sono Kynodontas, che è uno dei film più strani che ho mai visto, e che probabilmente farò fatica a dimenticare (mi ricorda The Lobster, che è stranissimo pure quello), Inside out, la cui scena finale mi ha fatto piangere (per circa dieci minuti), e Il colore dei soldi, che ho trovato interessante anche se non straordinario. Guardare film è al momento il mio modo di rilassarmi e prendere una pausa dalla frenesia delle attività quotidiane. Ultimamente ho anche regalato una stella di carta. Forse farò qualche altro origami questi giorni.

Sottovaluto sempre l'importanza del sabato e della domenica. E' vero che la matematica mi riempie la vita, ma non mi devo dimenticare di quanto siano importanti anche le altre cose che colorano il mondo, per esempio le piante, gli animali e le persone. Quello che ci fa sentire vicini agli altri esseri viventi è l'appartenenza allo stesso regno, e ci schieriamo a seconda della specie a cui apparteniamo. Tempo fa fumavo ogni tanto, adesso non ci riesco più. Lo considero una cosa positiva. Secondo me fumare ha molto a che vedere con l'abbandono alle emozioni e la ricerca del provare qualcosa, quando non si ha voglia o capacità di indurre lo stesso effetto usando altri strumenti. In ogni caso questa settimana sono uscito un discreto numero di volte e non dovrei pensare troppo al fatto che sinceramente oggi ho voglia di stare qui a formulare pensieri usando parole. Ho sognato molte cose interessanti. La ricerca del nuovo, il progresso, sono esattamente quello che fa andare avanti il mondo, e non c'è bisogno di dire (anche se in realtà ce n'è un bisogno enorme) che rimanere attaccati a quello che già esiste è un ottimo modo per allontanarsi dalla comprensione del mondo. L'eterno amore è concentrato, produce amorincelli, soffici cumuli di pace che dedicano la loro esistenza al respiro. Inspirare, espirare. Il mondo dopo tutto si riduce a questo archetipo.