domenica 1 maggio 2016

Zen 1

Forse sono stato troppo ottimista quando mi sono proposto di scrivere una cosa al giorno. Forse è meglio rimanere su una cosa alla settimana. Oggi vorrei parlare di archetipi, perché gli archetipi sono una cosa che mi affascina. Ma non so esattamente come ci arriverò, dovrò prima sbrogliare la matassa. Oggi sono andato all'assone e ho fatto un giro in bicicletta, ho preso una bottiglietta di acqua di cocco per sei reais e ho ascoltato un signore che mi raccontava che l'educazione non viene dall'apprendimento ma dal pensiero, e altre amenità. Ricordo di aver cercato di definire l'intelligenza, perché ne avevo bisogno per conversare con un'amica - so che ci sono già tentativi di definirla, ma secondo me una caratteristica irrinunciabile e direi quasi caratterizzante dell'intelligenza è data dalla capacità - o meglio dalla voglia - di ascoltare. Non si è mai capito abbastanza e non si sa se si capirà mai tutto, ma la cosa irrinunciabile è ascoltare. L'intelligenza emotiva è la voglia di ascoltare se stessi. Ho sistematicamente rimpiazzato "capacità" con "voglia" in ogni mia formulazione, forse perché a questo punto della mia vita, nel mezzo dell'ikigai della mia vita, mi sono reso conto che arrivati veramente al punto, quello che discrimina tra l'essere e il non essere non sono le condizioni al contorno, non è la sfortuna - è la propria volontà. La volontà è inaudita. Ha un potere enorme e in ogni momento di disperazione dovremmo ricordarci che dentro di noi vive uno gnomo che fa succedere le cose semplicemente schioccando le dita - bisogna solo alimentarlo della volontà di far succedere una cosa specifica.

La mia arma è la penna. Lo è sempre stata. C'è una differenza enorme tra leggere e scrivere. Io vivo per quella sensazione di libertà immensa che mi dà un foglio bianco (senza righe né quadretti) e in mano una penna. Dicono che dovrei comprare una penna seria, ma avrei paura di perderla. Il bello delle penne usa e getta è che costano poco, e te ne puoi riempire la casa e le tasche. Puoi averne una in mano mentre vai al lavoro. Mi piacciono le penne. Detto questo, stavo parlando di archetipi, ma ancora non so se è arrivato il momento giusto. A volte sono completamente in balia della noia e della pigrizia - seguo le linee di minima energia - il principio dell'energia minima, non per niente dalle Lagrangiane si può ricavare l'equazione del moto. A volte mi faccio pena perché la mia felicità in genere segue direttamente dalla mia realizzazione lavorativa, nel senso che ne traggo troppo spesso stimoli emotivi che forse dovrei cercare altrove. In ogni caso oggi ho comprato una lampada di sale e ho letto un sacco di storie Zen, come per esempio questa.

Joshu chiese al maestro Nansen: "Qual è la vera Via?"
Nansen rispose: "La via di ogni giorno è la vera Via".
Joshu chiese: "Posso studiarla?"
Nansen rispose: "Più studi, più ti allontani dalla Via".
Joshu chiese: "Se non la studio, come posso conoscerla?"
Nansen rispose: "La Via non appartiene alle cose che si vedono; né alle cose che non si vedono. Non appartiene alle cose conosciute; né alle cose sconosciute. Non cercarla, non studiarla, non nominarla. Per trovarti su di essa, apriti immenso come il cielo".

L'ho presa da GEB, Goedel Escher Bach.

Mi è venuto in mente che la legittimità di una storia Zen è perlopiù il fatto di chiamarsi storia Zen, e non è così difficile scrivere storie Zen se si entra nello spirito. Fatemi provare. Spero che la voglia di provare non si esaurisca con l'esaurirsi dell'eccitazione della novità.

Un monaco chiese al maestro Nagi: "Maestro Nagi, qual è lo scopo della vita del monaco?"
Il maestro Nagi rispose: "Lo scopo del monaco è bagnarsi all'acqua della fonte."
Il monaco rispose: "Oggi credevo di aver raggiunto l'illuminazione nel bagnarmi alla fonte del fiume, ma purtroppo la sensazione è durata solo pochi secondi."
Il maestro Nagi rispose: "Questo è perché tu vuoi risposte, l'ho letto nei tuoi occhi."
Il monaco chiese: "Non è forse il senso di una domanda quello di ottenere una risposta?"
Il maestro Nagi rispose: "no".

Presumibilmente l'illuminazione è tanto più valevole quanto più dura la sensazione di temporanea soddisfazione. Io non la penso così. Io penso che ogni giorno moriamo e rinasciamo moltissime volte, e ogni soddisfazione è sigillata di morte e rinascita, e per questo ha senso, per questo nessuna soddisfazione è temporanea, nessuna emozione ha una durata limitata.

Ikigeshi- Maestro Nagi, una volta raggiunto lo scopo cosa ne sarà della mia vita?
Nagi- Una volta raggiunto lo scopo morirai.

Forse le parole non sono poi lo strumento più preciso per descrivere il mondo.