giovedì 1 ottobre 2009

Trastulli sul demenziale

significato ridicolo.
selettivo nel respingere il loro inesistente
sapore il cui senso psicologico ignoto mi rende
inabisso in un burrone di metafore che sanno un
ho mai usato gli occhi dev'essere vero, altrimenti mi
senza usare gli occhi. E quando mi dicono che non
in due colori che percepisco senza alzare la testa,
siano quelli derivanti da un'eternità sintetizzata
scivolosa non merita di ricevere degli stimoli che non
farmi spiegare le cose, proprio per questo la mia mente
significato perché nessuno possa spiegarmelo. Mi piace
etichetta. Mi dà fastidio. Vorrei che niente avesse
perché è inutile, un'etichetta. Il significato è una
un significato, e il significato delle cose fa paura
delle T minacciose oltre le S, vedo dei simboli con
pagina vuota riempirsi, di verbi e sostantivi. Vedo
a cui a volte la mente è costretta,.. e intanto vedo questa
corporea fosse identificabile con l'opprimente chiusura
niero in un posto e voler uscire, come se l'essenza
strane tra parentesi senza logica. Trovarsi prigio-
del tutto non desueto. Avere voglia di usare parole
avere voglia di comunicare in un modo inusuale è
già deciso da dove cominciare, perché è dittatoriale,
su e tirare un sospiro di sollievo. Qualcuno ha
il continuo pensare di non avere spazio e poi guardare
mia ragione di trovare un'oasi di serenità e appagamento,
risalire, ma è la sola cosa che adesso permette alla
Certo che risulta stupido partire dal fondo e

KERR E LE MANI

Kerr era seduto ad un tavolo e si guardava le mani. Mentre senza nessun motivo spostava l’indice su e giù facendolo toccare sul legno nero e freddo, si domandava sbigottito una serie di cose. La prima cosa che Kerr si domandava è: come faccio a muovere il dito? Gli sembrava che la soluzione a questo problema, la risposta a questa domanda fosse del tutto ovvia, ma più ci pensava e più la risposta giusta si allontanava. Esattamente come quando ci ripetiamo una parola nella testa finché perde di significato. Le convenzioni penetrano talmente in noi che in ultima analisi ci sembrano discendere da qualcosa di innato e naturale. Il movimento assurdo di quel dito che continuava ad intervalli regolari a toccare il tavolo impresse in Kerr un pensiero che riusciva a raggiungere vari livelli di assurdità. Gli sembrava di mangiare un numero negativo di mele, o comunque di stare facendo qualcosa di questo ordine. Quello che lo opprimeva nell’intimo era il fatto che lui potesse decidere autonomamente di muovere una parte del proprio corpo in modo così perfetto. Ma lui, chi era lui? Non riusciva a far combaciare la sua figura con quella di ogni altra persona, perché a lui sembrava che la vita intera si sintetizzasse nella sua. Non riusciva a concepire niente al di fuori di lui, e questo contrastava barbaramente con un fatto molto semplice: lui non era l’unica cosa al mondo. C’erano milioni di altre cose a diversi livelli, ognuna con una vita propria. Lui doveva essere dentro quelle cose, perché non c’era altra spiegazione per la vita – o la non-vita – che era infusa in loro. Eppure ne era fuori, e questo lo poteva provare a se stesso dimostrandosi che non conosceva la vita e la morte e gli amori e le delusioni di tutte le persone del pianeta, conosceva a mala pena la sua vita, e non riusciva a vedere altro, in quel momento, che una stanza con un tavolo, due mensole, qualche penna e altri oggetti d’ordinanza. Il movimento di quel dito lo sbalordiva ad ogni nuovo contatto con la superficie piatta del tavolo, e non riusciva a capacitarsene. Gli sembrava che gli stessero arrivando addosso cataclismi giganteschi, tutte le cose più assurde immaginabili turbinavano nella sua testa, e ciò che le accomunava era un senso di paura per non sapersi spiegare in modo convincente i suoi pensieri.