sabato 6 aprile 2013

Scacchi e qualità

Mi ci sono voluti anni, ma credo di aver capito che in una partita di scacchi il giocatore, più che cercare di vincere, cerca di alimentare la bellezza dell'opera d'arte che sta contribuendo a costruire. La sconfitta non è una manifestazione di debolezza, e il disappunto che genera non è dovuto a ragioni evoluzionistiche secondo cui il vincitore ha colto l'occasione per fortificare il suo credito sessuale e il perdente no. Il dispiacere della sconfitta è dovuto alla mancata occasione di aggiungere bellezza dove si poteva. L'unica cosa che vale la pena vincere è l'agonismo, il pensiero che la vittoria è meglio per chi la ottiene. Non è così: la vittoria è meglio per chi la può ottenere, e il contributo del compagno di gioco sta nel rendere la vittoria ottenibile il più possibile di qualità. Se poi la possibilità di vittoria passa dall'altra parte i ruoli si scambiano. Il disappunto che segue una mossa considerata debole non è tanto dovuto alla demotivazione che genera un piano strategico di facile concepimento, ma dal calo di qualità subito dall'organismo partita di scacchi.

2 commenti:

  1. Ma anche la teoria del credito sessuale ha un suo perché!

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  2. Sta di fatto che da quando la penso così gioco meglio! :-D

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