Stasera esce con Enrico, Marta, Cristiano, Melania. Mancano trentacinque minuti e, non avendo niente di particolare da fare, esamina oziosamente qualche suo libro. Ad un tratto un ricordo improvviso lo scuote, si alza, si porta al secondo scaffale dal basso e comincia a cercare. Se ne esce con un libro che ha tutta l'aria di un manuale, e lo apre. Comincia a leggere alcune parti sottolineate parlando ogni tanto tra sé e sé. Passa velocemente al capitolo "offrire". Sì, si offre a turno. Meno male, aveva paura di dover offrire sempre lui. Un altro dubbio improvviso lo coglie, e passa al capitolo "conversazione". Anche qui, a turno, e non cambiare argomento finché non è finito. Ha sempre avuto problemi a non cambiare argomento, la sua natura lo porta a saltare da un argomento all'altro e sa che non è molto preparato su questo.
Quando si ripassa i dubbi si moltiplicano sempre. Cosa bisogna dire quando ci si presenta? Ah sì, il proprio nome. Anche il cognome? No, all'inizio non è necessario. Miseria, pensa, è tutto così complicato. Ecco che ora ripassa i momenti della risata. La risata gli viene piuttosto naturale, e la sa collocare ad eventi particolari, anche se non riesce molto bene a classificarli. Inoltre ridere gli risulta piacevole, anche se sarebbe meglio non dire questa cosa agli amici perché si vergogna (ha già studiato ed interiorizzato il capitolo "vergogna"). Ci sono quattro casi in cui si ride, legge. Primo, quando un proprio conoscente fisicamente vicino riceve uno stimolo inaspettato e reagisce in modo goffo. Secondo, quando durante una storia che si ascolta si recepiscono degli stimoli inaspettati o dissacranti. Terzo, quando una regola consolidata viene enunciata in modo da capovolgerne il significato. Quarto, quando un conoscente agisce secondo un'azzardata previsione.
Ora può passare a uno degli argomenti che più gli dà problemi, il sorriso. Quando si sorride? Ci sono tre casi in cui si sorride. Primo, quando una persona fa qualcosa di gentile per noi. Secondo, quando affiora un ricordo felice, divertente o commovente. Triste no? No, controlla, triste no. Terzo, quando un'altra persona sorride rivolta a noi. Accidenti, difficile da ricordare. Alza la testa e ripete "altra persona gentile - ricordo felice/divertente/commovente - altra persona mi sorride". Non me lo ricorderò mai, pensa. Torna alla lettura.
Parlare in gruppo: chi si deve guardare? Procedere in senso orario se si è in cerchio (oddio, e se si è disposti secondo un'altra forma geometrica? Ah, forse la si deve approssimare ad un cerchio e ricondursi a quel caso), se l'insieme degli ascoltatori è disposto irregolarmente di fronte a sé bisogna approssimarlo ad un'organizzazione per file (ecco, approssimarlo, forse mi andava bene anche per il cerchio), bene ordinare l'insieme delle file e procedere secondo un ordine lessicografico, dalla prima fila all'ultima, da sinistra a destra (perché non da destra a sinistra? Non c'è scritto). Quanta roba da ricordare.
Suonano alla porta, va ad aprire. Ci sono tre vicini di casa, Antonio, Clara e Roberto, in quest'ordine di apparizione. Clara inizia a parlare. Mentre la guarda e l'ascolta si domanda perché il manuale non citi la possibilità di guardare la persona al centro, ma poi si ricorda che le regole che ha appena ripassato valgono solo nel caso in cui sia lui a parlare. Clara finisce la sua analisi e lui inizia a rispondere. Muove lo sguardo tenendolo fisso quattro secondi su Roberto, quattro su Clara e quattro su Antonio, quindi tornando su Roberto e via dicendo. Possibile che la procedura possa essere scollegata dall'argomento di cui parla? Sì, il manuale non dice niente in proposito, gli pare. Finisce di parlare e Antonio sorride. Prontamente sorride anche lui, ma smette nel passare lo sguardo verso Clara (non si ricorda di nessuna regola per cui dovrebbe mantenere il sorriso). Finita la conversazione saluta gli interlocutori procedendo da destra a sinistra e torna al manuale.
Si sta facendo tardi, ora mancano pochi minuti all'arrivo dei suoi amici. Un attimo di panico e sfoglia affannosamente il libro. Accidenti, nel conversare avrebbe dovuto procedere da sinistra a destra, non viceversa. Ma era per la conversazione o per il sorriso? Conversazione, accidenti. Il sorriso no, pivello, hai ripassato le tre regole quattro minuti fa. Pazienza. A proposito, i vicini di casa sono amici? No, bisogna aver parlato a lungo oppure per breve tempo ma seguendo il protocollo dell'appendice B31. E chi se le ricorda tutte queste cose? Ma si aspettano che io mi studi tutta l'appendice B31? si chiede. Spero che nessuno venga a sapere che chiamo Melania amica, potrebbe essere sbagliato, si dice. Anche gli altri, a pensarci, ma secondo me ho ragione io, si tranquillizza. Vediamo... tre ore e sedici minuti. Accidenti, con Melania ho parlato per una durata complessiva di due ore e trentacinque minuti, quindi non è una mia amica. Ma allora non posso offrire a lei? Com'era, a turno, ma a tutti o solo agli amici?
Troppo tardi, sono arrivati. Si alza e apre il portone esterno con il tasto. Nel minuto di attesa che gli rimane cammina avanti e indietro e ripassa i concetti fondamentali che ha ripassato. Il sorriso, con le tre regole, la conversazione, senso orario o ordine lessicografico, amicizia, appendice B31, ridere (capire quando). Enrico ha un sobbalzo nel vedere un gatto a strisce. Accidenti, questo fa ridere o no? Non mi ricordo.
Quando si ripassa i dubbi si moltiplicano sempre. Cosa bisogna dire quando ci si presenta? Ah sì, il proprio nome. Anche il cognome? No, all'inizio non è necessario. Miseria, pensa, è tutto così complicato. Ecco che ora ripassa i momenti della risata. La risata gli viene piuttosto naturale, e la sa collocare ad eventi particolari, anche se non riesce molto bene a classificarli. Inoltre ridere gli risulta piacevole, anche se sarebbe meglio non dire questa cosa agli amici perché si vergogna (ha già studiato ed interiorizzato il capitolo "vergogna"). Ci sono quattro casi in cui si ride, legge. Primo, quando un proprio conoscente fisicamente vicino riceve uno stimolo inaspettato e reagisce in modo goffo. Secondo, quando durante una storia che si ascolta si recepiscono degli stimoli inaspettati o dissacranti. Terzo, quando una regola consolidata viene enunciata in modo da capovolgerne il significato. Quarto, quando un conoscente agisce secondo un'azzardata previsione.
Ora può passare a uno degli argomenti che più gli dà problemi, il sorriso. Quando si sorride? Ci sono tre casi in cui si sorride. Primo, quando una persona fa qualcosa di gentile per noi. Secondo, quando affiora un ricordo felice, divertente o commovente. Triste no? No, controlla, triste no. Terzo, quando un'altra persona sorride rivolta a noi. Accidenti, difficile da ricordare. Alza la testa e ripete "altra persona gentile - ricordo felice/divertente/commovente - altra persona mi sorride". Non me lo ricorderò mai, pensa. Torna alla lettura.
Parlare in gruppo: chi si deve guardare? Procedere in senso orario se si è in cerchio (oddio, e se si è disposti secondo un'altra forma geometrica? Ah, forse la si deve approssimare ad un cerchio e ricondursi a quel caso), se l'insieme degli ascoltatori è disposto irregolarmente di fronte a sé bisogna approssimarlo ad un'organizzazione per file (ecco, approssimarlo, forse mi andava bene anche per il cerchio), bene ordinare l'insieme delle file e procedere secondo un ordine lessicografico, dalla prima fila all'ultima, da sinistra a destra (perché non da destra a sinistra? Non c'è scritto). Quanta roba da ricordare.
Suonano alla porta, va ad aprire. Ci sono tre vicini di casa, Antonio, Clara e Roberto, in quest'ordine di apparizione. Clara inizia a parlare. Mentre la guarda e l'ascolta si domanda perché il manuale non citi la possibilità di guardare la persona al centro, ma poi si ricorda che le regole che ha appena ripassato valgono solo nel caso in cui sia lui a parlare. Clara finisce la sua analisi e lui inizia a rispondere. Muove lo sguardo tenendolo fisso quattro secondi su Roberto, quattro su Clara e quattro su Antonio, quindi tornando su Roberto e via dicendo. Possibile che la procedura possa essere scollegata dall'argomento di cui parla? Sì, il manuale non dice niente in proposito, gli pare. Finisce di parlare e Antonio sorride. Prontamente sorride anche lui, ma smette nel passare lo sguardo verso Clara (non si ricorda di nessuna regola per cui dovrebbe mantenere il sorriso). Finita la conversazione saluta gli interlocutori procedendo da destra a sinistra e torna al manuale.
Si sta facendo tardi, ora mancano pochi minuti all'arrivo dei suoi amici. Un attimo di panico e sfoglia affannosamente il libro. Accidenti, nel conversare avrebbe dovuto procedere da sinistra a destra, non viceversa. Ma era per la conversazione o per il sorriso? Conversazione, accidenti. Il sorriso no, pivello, hai ripassato le tre regole quattro minuti fa. Pazienza. A proposito, i vicini di casa sono amici? No, bisogna aver parlato a lungo oppure per breve tempo ma seguendo il protocollo dell'appendice B31. E chi se le ricorda tutte queste cose? Ma si aspettano che io mi studi tutta l'appendice B31? si chiede. Spero che nessuno venga a sapere che chiamo Melania amica, potrebbe essere sbagliato, si dice. Anche gli altri, a pensarci, ma secondo me ho ragione io, si tranquillizza. Vediamo... tre ore e sedici minuti. Accidenti, con Melania ho parlato per una durata complessiva di due ore e trentacinque minuti, quindi non è una mia amica. Ma allora non posso offrire a lei? Com'era, a turno, ma a tutti o solo agli amici?
Troppo tardi, sono arrivati. Si alza e apre il portone esterno con il tasto. Nel minuto di attesa che gli rimane cammina avanti e indietro e ripassa i concetti fondamentali che ha ripassato. Il sorriso, con le tre regole, la conversazione, senso orario o ordine lessicografico, amicizia, appendice B31, ridere (capire quando). Enrico ha un sobbalzo nel vedere un gatto a strisce. Accidenti, questo fa ridere o no? Non mi ricordo.
Molto bello!
RispondiEliminaSono d'accordo! :D
RispondiEliminaJavier