martedì 23 luglio 2013

Rimozione e malattia organica

Riporto un estratto del libro "Il libro dell'Es" (Georg Groddeck) che mi ha colpito. Il corsivo è mio.

"Provi a pensare a una cosa che Le sta molto a cuore; per esempio, se debba comprarsi o meno un cappellino nuovo, o qualcosa del genere. E ora provi a reprimere improvvisamente l'idea del cappello. Se si era già vista con il cappellino addosso e aveva già pregustato l'invidia delle sue amiche, non Le sarà possibile reprimere questo pensiero senza contrarre i muscoli addominali. Forse anche altri gruppi muscolari saranno coinvolti nello sforzo repressivo, ma certamente non ne saranno esclusi i muscoli superiori dell'addome, in cui anche la minima tensione provoca un irrigidimento. Ne conseguirà inevitabilmente uno squilibrio circolatorio, per quanto lieve e trascurabile possa essere, e questo, grazie ai nervi simpatici, si trasmetterà ad altre parti dell'organismo, e innanzitutto a quelle che si trovano nelle immediate vicinanze, come l'intestino, lo stomaco, il fegato, il cuore, gli organi respiratori. Anche se si tratta di una perturbazione assolutamente minima, essa tuttavia esiste, e coinvolge una quantità di organi, e provocherà subito tutta una serie di processi chimici di cui anche la persona più dotta non capisce un accidente: egli sa solo che questi processi ci sono, e tanto più se si è occupato di psicologia. Ora immagini un po' che questo evento apparentemente trascurabile si ripeta dieci volte nel corso della giornata: è già qualcosa, ma se si verifica venti volte all'ora, ne nascerà un putiferio, una confusione di processi fisici o chimici tale da far rabbrividire. Ora provi ancora ad aumentare l'intensità e la durata dello sforzo; supponga che un simile sforzo debba durare ore e ore, giorni e giorni, inframmezzato da brevi istanti di rilassamento della muscolatura addominale. Le sembrerà ancora inverosimile un nesso fra la rimozione e la malattia organica?"

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